Roberta Pizzolante - 15-03-2006
Riceviamo la segnalazione di un articolo tratto dalle news di Galileo, che ci pare importante diffondere - Red
COOPERAZIONE
Con una delibera della Farnesina, il governo esclude alcune grandi agenzie Onu dai fondi per gli aiuti allo sviluppo, preferendo organismi in perfetto stile "made in Italy". E mettendo a rischio il potere politico dell'Italia nei board internazionali.
Una doccia fredda o piuttosto la cronaca di un evento annunciato? Difficile dire come le agenzie delle Nazioni Unite hanno reagito alla notizia di essere state escluse dagli aiuti italiani allo sviluppo. Dopo aver già ridotto di molto il budget per la cooperazione multilaterale, infatti, con una delibera approvata il 16 febbraio scorso dal Ministero degli Esteri il governo ha deciso di azzerare per il 2006 i contributi volontari che da oltre trent'anni destina ad alcune agenzie Onu. Il taglio è di 52 milioni di euro e i membri del neonato "club-zero" hanno nomi illustri: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il Fondo Alimentare Mondiale (Fao), il Fondo per l'infanzia Unicef, l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr), il programma dell'Onu per lo sviluppo (Unpd) e l'Unesco (l'organizzazione Onu per l'educazione, la scienza e la cultura). In più alcune agenzie minori, come l'Unfpa, il Fondo per la popolazione, l'Unifem, l'agenzia che si occupa del mondo femminile e l'Unaids. Ma se da una parte si toglie, dall'altra si dà. I fondi, infatti, sono stati dirottati verso altri organismi, a forte presenza italiana e coordinati da personaggi vicini all'esecutivo. In attesa della metà di marzo, quando una nuova riunione del Comitato direzionale potrebbe riaggiustare i conti, le reazioni non si fanno attendere. Il rischio per l'Italia, dicono i diplomatici italiani di stanza all'Onu e i politici dell'opposizione, è perdere prestigio e potere all'interno del sistema internazionale.
COOPERAZIONE
Con una delibera della Farnesina, il governo esclude alcune grandi agenzie Onu dai fondi per gli aiuti allo sviluppo, preferendo organismi in perfetto stile "made in Italy". E mettendo a rischio il potere politico dell'Italia nei board internazionali.
Una doccia fredda o piuttosto la cronaca di un evento annunciato? Difficile dire come le agenzie delle Nazioni Unite hanno reagito alla notizia di essere state escluse dagli aiuti italiani allo sviluppo. Dopo aver già ridotto di molto il budget per la cooperazione multilaterale, infatti, con una delibera approvata il 16 febbraio scorso dal Ministero degli Esteri il governo ha deciso di azzerare per il 2006 i contributi volontari che da oltre trent'anni destina ad alcune agenzie Onu. Il taglio è di 52 milioni di euro e i membri del neonato "club-zero" hanno nomi illustri: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il Fondo Alimentare Mondiale (Fao), il Fondo per l'infanzia Unicef, l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr), il programma dell'Onu per lo sviluppo (Unpd) e l'Unesco (l'organizzazione Onu per l'educazione, la scienza e la cultura). In più alcune agenzie minori, come l'Unfpa, il Fondo per la popolazione, l'Unifem, l'agenzia che si occupa del mondo femminile e l'Unaids. Ma se da una parte si toglie, dall'altra si dà. I fondi, infatti, sono stati dirottati verso altri organismi, a forte presenza italiana e coordinati da personaggi vicini all'esecutivo. In attesa della metà di marzo, quando una nuova riunione del Comitato direzionale potrebbe riaggiustare i conti, le reazioni non si fanno attendere. Il rischio per l'Italia, dicono i diplomatici italiani di stanza all'Onu e i politici dell'opposizione, è perdere prestigio e potere all'interno del sistema internazionale.